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La mia prima composizione sinfonica orchestrale.

SYMPHONIA DEI MAESTRI

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Le parole fondamentali della musica sembra provengano tutte dal lessico pitagorico; è il caso di "Sinfonia"

La parola italiana deriva dal greco SYMPHONIA formata da SYN e PHONIA cioè: Insieme + suono. "Suonare insieme". I pitagorici si erano accorti di questa mirabile qualità degli oggetti sonori. quella di poter suonare insieme, formando suoni complessivi ancora più interessanti e meravigliosi.

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Classica, non colta... fortunatamente.


Nello sforzo di galleggiare tra le evoluzioni (a volte interessanti a volte superificiali) dell'evoluzione culturale, musicologi tradizionalisti hanno inventato il bizzarro escamotage di chiamare la musica eterna del passato, "musica colta". L'intento evidente e molto maldestro è quello di svalutare le altre musiche come fossero "da ignoranti". Ma il principio è ampiamente infondato: prima di tutto per il motivo che i musicisti del passato (salvo eccezioni) non erano affatto colti, dacchè non esisteva prima del XX secolo la scuola pubblica, e i conservatori poi, che adesso sono pari alle Università, non erano luoghi di elevata cultura.

I conservatori erano nati dalla pratica, diffusasi nel XIV e XV secolo presso gli asili, ospizi ed orfanotrofi di pubblica pietà, di iniziare ed educare ad un mestiere (e fra questi quello della musica) gli orfani ed i trovatelli con lo scopo di "conservarli", cioè di tenerli lontani dai pericoli della strada. Solo successivamente, questi "istituti di assistenza" iniziarono ad essere considerati scuole di musica. Quindi soltanto i musicisti più profondi, da soli si industriavano a studiare di Storia e di Filosofia, perchè ne sentivano il bisogno, ma sicuramente non i comuni maestri d'orchestra, che si concentravano sulla tecnica del loro strumento. Possiamo quindi affermare con una certa sicruezza che la maggior parte dei musicisti pop contemporanei (per quanto l'Italia rappresenti in questo un picco negativo) siano molto più "colti" dei musicisti del diciottesimo o del diciannovesimo secolo. Da ciò ne consegue che l'aggettivo "colta" dato alla musica del passato sia totalmente arbitrario e fuori luogo.

"Classica" invece, è una parola bellissima, che indica un principio superiore, quello secondo il quale, alcuno oggetti della cutlura umana sono di una "classe" superiore e vanno fuori dal tempo e dallo spazio e non ne sentono le variazioni. Il fatto che Beethoven parlasse di Hendel su per giù come nè parliamo noi: "... In Hendel c'è tutto...", soleva dire; ci mostra come questo compositore sia divenuto subito "un classico" e di come il suo lavoro e la sua arte siano, da sempre, fuori dal tempo e dalle mode. Questo vuol dire l'aggettivo: "Classica": quello che meglio si conforma alla vera arte, che sebbene creata all'interno del tempo e dello spazio, è già subito libera dal tempo e dallo spazio.

Pensavo queste cose credo,già molto tempo fa. Ricordo che un pomeriggio, quando avevo circa 6 anni, chiesi a mia sorella Teresa come si leggevano le note, proprio come avevo fatto qualche anno prima con l'alfabeto: e lei me lo spiegò velocemente, su uno spartito tra i tanti che erano sul pianoforte. Mi misi a studiarlo con passione; e dopo una settimana avevo imparato il pezzo: era la "Marcia alla turca" di W. A. Mozart. Il salotto divenne il mio passatempo preferito dopo i compiti, era lì che riuscivo ad esprimere le mie energie; e lì la vita finalmente iniziava a sembrarmi qualcosa più che un elenco di pagine da imparare a memoria per ripeterle a scuola il giorno dopo. Lì capii che di fronte a me era un giardino di misteri che ogni giorno avrei dovuto scoprire, per fare il mio vero dovere; e scoprii anche che esso sarebbe stato il mio più grande piacere. Anche se gli altri non sempre se ne accorgevano, la mia vita era costantemente intessuta di armonie, linee melodiche, timbri sonori e interazioni di suoni, e coloro che nel passato e nel presente creavano tutto ciò, apparivano a me come i profeti di una religione che ha come fine rivelare le profondità umane. Durante la mia infanzia non potevo condividere con molte persone questi miei vissuti, ma nell'adolescenza mi resi conto che non ero solo; infatti l'avvento del "progressive" nella musica pop, mi fece scoprire quante persone erano sensibili al complesso mondo del "classico" musicale e che avevano riscoperto attraverso i vinili delle band inglesi.

Se penso a coloro che mi sono stati vicini nella mia vita, penso a "loro". Li vedo come persone di famiglia, che suonano il pianoforte nero, di là dalla porta a vetri e da cui imparo senza chiedere niente. Nella mia coscienza, non si è mai fermato il processo di "individuazione" delle figure dei grandi musicisti e così la visione sempre più chiara della loro reale personalità. Dentro di me è sempre vivo la graduale comprensione del loro messaggio, della loro Filosofia e ogni tanto anche la sorpresa della scoperta di un nuovo profeta, come è avventuo ultimamente con Antoine Brumel. E un processo che dura tutta la vita: la maggior parte di ciò che si deve imparare nella musica è nell'ascolto e poi nella pratica; allo stesso modo come nell'etica, i comportamenti e i valori si imparano dall'esempio e dalle pratiche che si mettono in atto ogni giorno della propria vita.

Nel 2012 mi sono sentito pronto ed ho composto la mia prima sinfonia, ispirata al progresso spirituale dell'umanità, guidato da Maestri ed Avatar. L'ho chiamata la "Symphonia dei maestri" dedicandola al mio amico musicista e ricercatore, Giuseppe Leopizzi. Adesso sto componendo la mia seconda sinfonia "La Symphonia dell'anima", in cui esprimero cosa è per me la relazione tra i suoni e l'interiorità di ogni essere umano. Gli artisti hanno il dovere di esprimere la loro arte, il mondo ne ha bisogno, il mondo è tutt'altro che "arrivato". L'agio materiale di cui disponiamo è un dono meraviglioso, ma potrebbe sparire in poco tempo, e anche se permanesse, da solo non ci aiuta ad essere noi stessi.

In me sono pari, le passioni per la musica acustica, elettrica e digitale. Così non vedo contraddizione tra il progresso tecnologico e l'amore per la natura; tra la custodia della tradizione e il desiderio di novità.

In questo mi sento inserito nella corrente filosofica della "New Age", ma anche in quella più discussa del "Transumanesimo", di cui è il portavoce Raimond Kurzweill, il progettista degli omonimi strumenti musicali. Il fatto di moltiplicare di fatto le nostre capacità, grazie alla relazione che abbiamo con elementi esterni come altri esseri, oggetti o macchine è un fatto ovvio, era già avvenuto in passato persino con gli animali. Per rendersene conto basti pensare al ruolo fondamentale che ha avuto il cavallo nella cultura umana; tanto che gli uomini eletti, in molte società, per un lunghissimo periodo della nostra storia vennero chiamati "cavalieri". Così come coloro che sapevano usare la scrittura per trasporre i pensieri su un supporto piano appartenevano a una casta particolare. Adesso è evidente che chi può avvalersi della grande espansione delle capacità dei mezzi digitali sta trasformando il suo comportamento in virtù del fatto che dispone di una quantità di informazioni e della possibilità di elaborarle immensamente superiori a chi non se ne avvale.Per questo in questi stessi anni ho anche progettato un nuovo tipo di strumento musicale digitale, l'EUKLAVIER, che prima o poi inizierò a costruire in serie.

L'idea che abbiamo delle correnti culturali è influenzata dagli opposti fanatismi per la conservazione e per il progresso, ma in realtà tutti i veri filosofi e i veri artisti sono sempre stati in equilibrio tra il passato, il presente ed il futuro; ed in questo hanno creato la loro dimensione eterna. Se c'è qualcosa in cui veramente ancora dobbiamo progredire è questo tipo di equilibrio, per superare tutte le visioni fuorvianti che ci fanno apparire le cose del passato sotto una luce che è funzionale alle nostre esigenze, ma non veritiera. L'arte mette in contatto con le dimensioni profonde dell'universo e come avviene per tutte le religioni, ogni forma d'arte porta un aspetto della verità, anzi crea un aspetto della verità.

Fortunatamente non ho mai avuto idiosincrasie. Come dico spesso, c'è un solo tipo di musica che mi piace... quella bella.

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Ho avuto la fortuna di poter mantenere in me tutte le ispirazioni della mia vita. Vari sentieri della verità mi si sono presentati e io li ho percorsi.

Mario Caruselli: attivo dal 1954.

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